Il 21 Agosto al via la 5° edizione del Rione Roma Tour Festival – progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE .– abbiamo incontrato Valentina Bellomo, fotografa e curatrice della mostra “Io sono qui” primo appuntamento del Festival. 

Ciao Valentina sappiamo che questa giornata inaugurale prevede: una installazione di arte pubblica ed un tour. Partiamo dalla mostra diffusa, sai già anticiparci il percorso? Ciao, una passeggiata nel centro, sbirciando nelle botteghe degli artigiani, tra vicoletti, palazzi caratteristici e archetti medievali. Un Rione, che nasce nel cuore di Campo Marzio, fu abitato nel corso dei secoli, da politici, mercanti, potenti prelati, uomini d’ affari, donne ricchissime e da personaggi famosissimi come Michelangelo e Raffaello  Chi sono i protagonisti degli scatti?le persone che vivono e abitano il quartiere, che con il loro lavoro sono memoria storica della quotidianità dei romani piu veri .- Attraverso l’idea di JR, la piattaforma Inside Out Project, porta questa esperienza rionale a livello globale cosa ne pensi? credo che sia un’occasione interessante per mostrare, l’aspetto più autentico di una città meravigliosa, e di come cambierebbe l’atmosfera senza la presenza di questo. Un messaggio forte e chiaro in un periodo di intenso spopolamento dei centri storici.– Ed infine partecipando al tour che idea di Roma ci porteremo a casa? che abitiamo una citta’ meravigliosa, ricca di contrasti e bellezze artistiche, dove il lato umano di chi la vive è parte del patrimonio culturale e artistico, non meno importante delle antiche rovine del Foro e del Colosseo che testimoniano la potenza dell’ impero romano.

Racconti di tradizioni contemporanee. Un progetto espositivo di sei artigiane e artigiani formatisi nelle scuole d’Arte e Mestieri di Roma Capitale.

ArtWalkAway la mostra con 22 artisti per i vicoli di trastevere, ne parliamo con la curatrice Zaire Torrealba: 

D: come si articolerà la mostra?

Art WalkAway si sviluppa nel cuore di Trastevere in diversi punti commerciali, grazie alla collaborazione dei titolari che hanno voluto partecipare mettendo a disposizione gli spazi espositivi. Il progetto è immaginato come un tour nel Rione. Si Parte da San Francesco a Ripa 7, si passa l’arco di San Callisto si percorre via della Lungaretta imboccando Via del Moro e si termina in Vicolo dei Cinque. Le tappe permetteranno di apprezzare il lavoro di 21 importanti artisti dell’ambiente urbano italiano. Si tratta di un excursus che riflette diverse forme di espressione. Poster art, graffiti, writing, tatuatori, muralisti tutti uniti dalla comunicazione sui muri.

D: Raccontaci di più sul rapporto che sei riuscita a costruire con il tessuto commerciale del Rione, immaginiamo non sia stato facile raccogliere adesioni per una mostra su una forma di espressione artistica ancora cosi controversa.

Gli operatori commerciali… alcuni hanno capito la differenza tra vandalismo ed espressione artistica. Certo mi sono spesa lungamente in conversazioni e l’ho fatto sempre con molta sincerità. Raccontando della necessità di esprimersi e del pochissimo spazio per farlo. Spesso anche portando ad esempio il valore di opere ormai anche note. Complessivamente un grande lavoro di promozione! Ma sicuramente è stato positivo, chi aveva posizione di dubbio o condanna ha avuto modo di aprirsi direttamente a un mondo.

D: chiudiamo questo nostro incontro con una domanda che ti riguarda come curatrice e come artista: che futuro vedi per la street art?

La street art ha la valenza di mandare messaggi, attraverso diverse forme espressive; criticare realtà o situazioni di tipo politico, ambientale, sociale. Guardando un’opera possiamo dare un senso a ciò che un’artista ha voluto esprimere e poi verificare se condividiamo o no la sua idea. 

Ma anche chi fa dei semplici tag esprime la sua idea che è quella di conquistare spazio. 

La street art viene dal passato e credo che continuerà nel futuro. Esisterà sia per chi voglia esprimersi consapevolmente, per chi voglia solo documentare un gesto o anche per chi voglia farlo a fini commerciali. In fondo poi se una cosa funziona lo dice solo la strada. 

Da parte mia come artista e curatrice continuerò a condividere la mia passione e raggiungere più persone possibile.


Lo “Skateboard Tour” di Rione Roma Tour Festival di Agosto 2021

Per Rione Roma Tour Festival il 23 Agosto alle ore 18.00 inaugura la mostra “Io Vedo”. Abbiamo intervistato Sara Palmieri la curatrice e fotografa.

Ciao Sara, come si articolerà la mostra?

La mostra che vede Via Urbana protagonista, scelta a rappresentare il Rione Monti, intende attraversare e narrare le differenti identità che nella via vivono e lavorano, e la multiculturalità che la caratterizza. Via Urbana è una delle vie più antiche e note del Rione, ricca di memoria e storie sommerse: ci siamo fatte condurre, nel coinvolgere e fotografare i suoi protagonisti, dal desiderio di raccontare il passato che ancora sopravvive, le botteghe degli artigiani, la tradizione legata alla ristorazione, ma anche alcune nuove realtà interessanti, e soprattutto il suo spirito ibrido, multiculturale. Come curatrice ho scelto di coinvolgere altre 4 fotografe (Flaminia Celata, Simona Filippini, Lina Pallotta, Ninni Romeo), tutte donne, il cui approccio e ricerca avrebbe messo in risalto ognuna delle caratteristiche sopra citate della Via al meglio, è così è stato.La mostra si svilupperà in modo puntiforme, un percorso da scoprire: alcune foto saranno esposte nelle vetrine in dialogo con il luogo stesso e la sua identità, altre appese dalle finestre delle persone ritratte e visibili dalla strada, altre ancora bisognerà entrare nei luoghi e visitarli per vederle: quindi diverse prospettive, proporzioni, e stimoli. Alcuni dei luoghi coinvolti saranno chiusi nel periodo della mostra, ma abbiamo comunque fatto in modo di renderli visibili e parte viva della narrazione.L’intento è di invitare i visitatori ad avvicinarsi al cuore di Via Urbana, del Rione e della sua bellezza, di conoscerne diversità e anche criticità.


In quale senso può definirsi mostra partecipativa?

La mostra è concepita come un dialogo, che parte dall’incontro, allo scatto fotografico, alla scelta condivisa con le realtà coinvolte di dove e come esporre le immagini: un ritratto è sempre 50 e 50, c’è il fotografo con la sua visione e la sua scelta narrativa, e c’è la persona ritratta, con la sua storia, le sue emozioni, il luogo che abita o dove lavora o passa il suo tempo, i suoi sogni, il suo credo. Aprire questi luoghi al pubblico e mostrare al loro interno il risultato di questo dialogo, è un azione forte e che speriamo apra nuove riflessioni.Grazie allo sguardo di 5 autrici molto diverse tra loro, siamo riuscite a coinvolgere personalità e realtà altrettanto variegate. A volte scatole cinesi, storie che contengono altre storie, come nel caso del lavoro Pagpupulong di Simona Filippini: Pagpupulong significa Incontro nella lingua filippina e la Chiesa di Santa Pudenziana dal 1991, per volere di Papa Giovanni Paolo II, è Chiesa nazionale dei filippini, la comunità di immigrati più antica di Roma, che qui si danno appuntamento ogni domenica. Simona ha scelto di intervallarne i ritratti con particolari architettonici del sito e dettagli pittorici dei dipinti presenti nella chiesa, con l’intento di narrare la sintesi culturale che si compie in questo luogo, un incontro tra culture e immaginari diversi.


Come hai trovato il Rione, quale umore emerge, al risveglio dalla fase – incrociando le dita – più acuta della pandemia?

Via Urbana, così come tutto il Rione, esce provata da questo periodo difficilissimo. Alcune attività hanno chiuso, altre sono in difficoltà e sperano nel prossimo futuro per provare a risalire. Doloroso vedere attività storiche che spariscono, il quartiere perdere la sua identità in favore di locali mordi e fuggi che guardano al turismo come unica risorsa. Turismo che con la pandemia è uno dei settori più in crisi. Il fenomeno di spopolamento del Rione (molti negli ultimi anni, compresi i montini storici, hanno venduto o trasformato l’appartamento in casa vacanze) è in ascesa. Ma di contro, ci sono molte realtà che si reinventano, ed altre nuove molto interessanti, con delle belle idee dietro: sfide e sogni in movimento. Noi abbiamo provato a mettere una luce qua e là, sperando di aver fatto un buon lavoro, pensando alle persone e a Roma, al loro futuro.


Foto in ordine di apparizione: Ines di Line s Pallotta;  Mr. Ronald con suo figlio Liam_Pagpupulong di Simona Filippini; Oblate di S.Giuseppe di Ninni Romeo; Mor Style di Flaminia Celata; Silvia, Yama Tattoo di Sara Palmieri.

Raccontare un quartiere attraverso le parole dei suoi abitanti e frequentatori, dare visibilità agli aspetti insoliti e inaspettati,

recuperare la poesia degli spazi quotidiani

amplificare i passi di cittadinanza attiva: sono molte le “visioni” possibili e Rione Roma si occupa proprio di questo, di m ostrare l’arte nascosta dei quartieri secondo la sua declinazione più contemporanea.

Attraverso gli scatti del fotografo Edgardo Cerruto raccontiamo qui, con i volti e le parole dei protagonisti, la “romanità” di un tessuto urbano che ancora esiste; vivo e dinamico. 

Una giornata con gli artisti di Piazza San Simeone

Nino aveva il Pub a piazza del Fico “Jonathan” e infatti qui tutti lo chiamano così. 

Antonio, racconta i tempi che furono del Rione. “Negli anni ’60 e ’70 società immobiliari cominciarono ad acquistare appartamenti per ristrutturarli e rivenderli. Tutta la borghesia si è trasferita qua, a Piazza Navona, per far vedere il cagnolino, la pelliccia, per farsi la sfilata”. 

Racconta dei momenti belli, di quando i ristorati facevano 60/100 coperti al giorno. 

Nicola, ex fotoreporter, ricorda i suoi primi scatti a pellicola; “una buona foto richiede una capacità di sintesi ma anche uno sforzo culturale.


Il 24 Agosto 2020 prende il via “Rione Roma Tour Festival”, progetto vincitore dell’Avviso Pubblico “Estate Romana 2020 – 2021 – 2022” e parte di Romarama 2020, il palinsesto culturale promosso da Roma Capitale, ed è realizzato in collaborazione con SIAE. Tra le iniziative programmate, di cui abbiamo parlato nel nostro precedente  articolo, leggiamo anche della mostra “io dico”.

Un percorso a tappe lungo via dei Coronari, con elaborazioni create da Gulp3d e Colordrop.

Chiediamo di più alla curatrice Liliana Spadaro.

Come si articolerà la mostra?

La mostra funzionerà come una passeggiata, un piccolo tour in una delle vie più importanti e rinomate di Roma. Di altissima rilevanza storica e culturale.

In che senso è partecipativa? Quali sono le parole che il tessuto esprime?

E’ partecipativa perché ogni tappa del percorso, che corrisponde ad ogni opera esposta, è concepita insieme a chi lavora e vive questo rione tutti i giorni: le parole contenute nelle opere sintetizzano il pensiero dei negozianti e ristoratori che hanno partecipato. Le parole rappresentano anche il modo in cui ora tutti si trovano in questa fase post lockdown.

Proprio in riferimento a questa fase come hai trovato il centro?

Ho trovato le sue vie svuotate, sembra una banalità ma è chiaro che mancando il turismo manchi uno degli strati sociali che fanno di Roma quel che in realtà è.  

per informazioni sulle opere lili.spadaro@gmail.com


“Notte Techno al Museo” per Musei in Musica 2022

Una performance partecipativa al Museo Carlo Bilotti presso l’Aranciera di Villa Borghese: Musica elettronica – con Giorgio Gigli e Cristiano Balducci- danza giapponese Butō -con Maddalena Gana- e il numeroso pubblico che con la propria azione ha reso l’evento iconico.